A me la sindrome del nido ha fatto male.
Per chi non lo sapesse la sindrome del nido è quella smania furente di pulire e ordinare tutto che colpisce certe gravide, che viene giustificata come una “preparazione del nido per accogliere il pargolo”, ma che ho sempre pensato fosse più dovuta alla noia tra le mura domestiche che certe gravidanza possono creare.
A me questa sindrome è rimasta perenne, un po’ affievolita, ma questa cosa dell’avere tutto più o meno (ho detto che si è affievolita eh) a posto mi è rimasta.
Niente di ossessivo compulsivo, ma una sana gioia nel vedere tutto in ordine, specialmente dopo che il mini tornato ha colpito e ti ritrovi macchinine e mostri appiccicosi anche nel letto.
In cucina la faccenda si fa seria, è in mio piccolo mondo e vederlo tutto organizzato è una gioia paragonabile solo a una gift card illimitata da Sephora.
L’organizzazione della dispensa non è una legge scientifica, ha variabili date dall’umore, dalle necessità e disponibilità di spazio e nel mio caso ha avuto moltissime modifiche, specialmente nell’ultimo periodo.
Al momento la regola aurea è lasciare a portata di Edo il meno possibile; vasetti di vetro, coltelli, piatti e frullatori sono stati spostati nei pensili appesi, quello che poteva essere chiuso da ganci a prova di bambini è stato sigillato, per il resto si spera di averlo sempre sottocchio. Ma non vi nego che capiti spesso vederlo fuggire dalla cucina con un mega pacco di biscotti in mano. Ladro.
Come organizzare pasta e riso.
Pasta e riso non mancano mai in casa mia, abbiamo abbandonato da mesi i formati a misura di bebè e consumiamo formati normali. Da qualche tempo mi piace conservare pasta e riso in vasi di vetro, sia per una questione decorativa che per una questo pratico/igienica.
Come sempre Ikea è la soluzione vincente, i suoi vasi infatti sono capienti, hanno il tappo in plastica che va in lavastoviglie e possono essere messi a tappo in su oppure frontale.
Sono anche abbastanza capienti da contenere una confezione di pasta e occupano il giusto spazio sulla mensola.
Per indicare tempi di cottura e scadenza uso etichette adesive. Ho avuto modo di provare la nuova etichettatrice di Brother, un brand giapponese che si occupa di supporti per la stampa.
Il modello che ho provato è la PT-H100LB, che mi ha permesso di etichettare l’etichettatile e lanciarmi in grafiche anni 80. Molto intuitiva, semplice da usare e con nastri molto performanti.
La pellicola protettiva sopra l’inchiostro permette di mantenere inalterata la stampa, anche se per caso vi dimenticate (ripetutamente) di toglierla dal vaso e la mettete in lavastoviglie l’etichetta rimarrà invariata. E non parlo per esperienza personale. No no.
Esistono nastri di vari colori e materiali, tra cui quello in tessuto per etichettare abbigliamento e tessuti che credo mi tornerà molto utile per il piccolo neo frequentatore di scuola materna.
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